giovedì 2 febbraio 2012

Cronache dall'Egitto

Quando un passatempo e uno svago di un intero popolo si trasforma in guerriglia pre-organizzata vuol dire che qualcosa nel meccanismo della vita civile di quella nazione si è bloccato.
Sto parlando dell'Egitto: ci sono state più di 70 vittime durante una routinaria partita di calcio che vedeva in campo due squadre locali. Quindi non era presente nemmeno un comunque inaccettabile scusa di intolleranze di natura etnica o razziale. I beniamini locali si sono trasformati improvvisamente in bersagli: sono stati evacuati con gli elicotteri per non fargli correre rischi.
La situazione egiziana è piuttosto emblematica: la popolazione è ridotta alla fame dopo anni in cui la famiglia Mubarak ha impoverito e depauperato l'intero paese. Il problema è che la rivoluzione non ha destituito il reale padrone dell'Egitto moderno: la giunta militare.
Le sommosse di Piazza Tahrir sono state pressochè inutili perchè chi comandava allora comanda ancora oggi e la popolazione è ancora ridotta alla fame. L'unico contentino che è stato concesso ai rivoltosi è qualche piccolo miglioramento nella condizione sociale, con un piccolo miglioramento dei loro diritti politici.
Insomma possiamo dire che la celeberrima massima di Tomasi di Lampedusa non potrebbe essere più adatta: "cambiare tutto per non cambiare niente".

Ps vi linko la notizia di aljazeera, utilissima antenna nella zona del medio-oriente
http://www.aljazeera.com/news/middleeast/2012/02/201222174712848617.html

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